venerdì 19 dicembre 2014

Prima di Natale, nel bosco della Torba.

Questo post è parte del Calendario dell'Avvento ideato da Sciarada del blog Anima Mundi.



Anticipava, mio padre, di qualche giorno, le nevicate che, di lì a poco, sarebbero giunte copiose. Partiva al mattino presto, quando era ancora notte, con il carro trainato dalle due mucche, la Vispa e la Doma. Percorreva la statale, che già si chiamava così ma non era neppure asfaltata.
Il tragitto era di chilometri, la meta era il bosco della Torba, in comune di Romagnano Sesia. Qui il freddo pungente non impediva il lavoro, duro e ininterrotto.



Poco per volta, il carro veniva caricato con strame, paglierina, foglie ingiallite, da utilizzare  prima come letto delle mucche, dopo  come prezioso letame. Poi, fascine di rami secchi, il tronco di un albero divelto dal tempo,  rami di ginestra da trasformare in rustiche scope.
Nella sporta, che all'andata conteneva pane, salame, una fetta di gorgonzola ed una bottiglia di vino della Baraggetta, il mio papà riponeva le ultime castagne rimaste nel bosco, prunoli ammezziti dal gelo, qualche funghetto rosso che si era nascosto tra il fogliame. Ed ancora un fiorellino superstite dalla bella stagione, tante  nocciole selvatiche scampate alla fame degli scoiattoli.



Il ritorno avveniva quando faceva già buio. Tanto, allora, di automobili  non ne circolava nemmeno una. Se le mucche non ce la facevano più, si metteva lui davanti, a trainare loro ed il carro. Con la forza disperata di chi doveva tirar grande il proprio bimbo senza "fargli mancare niente".



L'amico Roberto che mi ha accompagnato alla Torba

E' soltanto, la mia, una semplice storia che  si conserva da decenni tra le betulle, le querce di Slavonia, le acque dello Strego. La diffonde in questa stagione il vento frizzante che annuncia l'arrivo di un ennesimo inverno.


La finestra di domani verrà aperta da Elettra del blog Ad Maiora.
      

martedì 2 dicembre 2014

Premi

Due premi vinti con i miei piccoli racconti:
- a Bricherasio (TO), attestato di merito con "Il giocatore di calcio balilla"
- al contest "Seconda stella a destra" organizzato dall'Associazione Gluten Free Travel & Living addirittura il 2° premio con "Armeno, il paese che mi sembrava in capo al mondo".

Giada vi ringrazia per il vostro apprezzamento ed il vostro sostegno che hanno contribuito a farle vincere il concorso "La Tela del Mese".



Grazie a tutte/i, a presto!

lunedì 3 novembre 2014

Concorso "La Tela del Mese"



Mia figlia Giada è tra i dodici finalisti del concorso "La Tela del Mese" sul sito Pittura e Dintorni.
 
Il vincitore sarà scelto tramite votazione on line: chiunque può esprimere la sua preferenza, anche i non iscritti ai social network: è sufficiente andare su questo link 
cliccare sul pallino sotto al dipinto, poi su "invia il tuo voto" e infine confermare.
Il voto può inoltre essere ripetuto dopo ogni 24 ore, fino al 30 novembre.
 
Se vi piace il dipinto di Giada, potreste aiutarla a vincere con i vostri voti?
Grazie a tutti!

giovedì 30 ottobre 2014

Gnisin





Mia nonna, raggiante, mi diede la grande notizia. Avrei accompagnato, durante le vacanze di Pasqua, gli zii a casa dei parenti di Nizza.
Sul sedile posteriore dell'auto guidata da un amico che si chiamava "Custantin" come me, traversai veloce il Piemonte fino ai tornanti del Colle di Tenda.
In vetta, alla frontiera, una brutta nuova : sul mio permesso mancava un timbro.
Senza perderci d'animo, tornammo tutti a Limone Piemonte dove il documento venne  subito regolarizzato e uno degli addetti, vedendomi impaurito, mi regalò una buonissima "veneziana" che divorai subito.

Percorremmo, nel pieno della notte, il tragitto difficile del versante francese, fino alla Costa Azzurra. Scoprii il mare: nelle sue onde si riflettevano le luci diffuse della città di Mentone.
Quasi giunti alla meta, mi addormentai.

Al risveglio, ero  attorniato da due persone che mi sembravano anziane. Non parlavano francese , ma un italiano frammisto a qualche parola del nostro dialetto.
C'erano pronti dei dolci, ma lui, Gnisin, mi faceva fretta : "Costantino, rimarrai pochi giorni con noi, ed io ho l'incarico di farti ammirare tanti posti di questa terra che non è la mia, ma è così bella!".
Andammo prima di tutto nella  villa vicina, di cui lui, pensionato, curava il giardino. Vidi fiori mai immaginati e colori che scalfivano il sogno. Un altro mondo, un'altra natura per me che conoscevo i gigli d'acqua delle rogge dei prati.
Fu poi la volta del centro di Nizza, Cannes, Antibes, per arrivare, l'ultimo giorno, a Monaco.

Sgranavo gli occhi nelle sale del Museo Oceanografico, dove mi facevo largo a forza tra i tanti visitatori.
 Di colpo il Museo si svuotò: si era sparsa la voce che stava per passare, là fuori, la bellissima moglie del Principe. "Io voglio rimanere", mi impuntai, " è una donna come tutte le altre !"
Per fortuna solo Gnisin mi ascoltò, e potemmo continuare, senza più ingombro, la scoperta delle meraviglie marine.

Ed infine : "Ciao Costantino, torna presto, mi sono divertito tanto anch'io ad accompagnarti".

Sono passati gli anni, ho vagato per l'Italia paese per paese, alla ricerca delle più belle Madonne dipinte e dei colori più azzurri. Molte volte, imitando il Poeta latino, ho cambiato cielo, forse non animo. A Nizza, però, non sono più tornato.
E non ho nemmeno il coraggio di farlo adesso, non voglio che Gnisin interrompa la pace dei Buoni e scenda laggiù ad accompagnarmi per le sale dell'Acquario, che l'altra volta erano rimaste indietro.

O... forse ho sbagliato tutto, e lui attende paziente, seduto su un paracarro ( ma come fa ad esserci un paracarro nel centro caotico di quella città ?) per riprendere un discorso sospeso nel vuoto degli anni.
Adesso che ho io la sua età di allora ed è il mio turno di sembrare vecchio...

giovedì 2 ottobre 2014

Zuccarello, in Liguria. Una storia d'amore importante.


Si è spopolato nei decenni il paese di Zuccarello, ma conserva l'essenza di borgo medievale tra i più belli. Dominato, da lassù, dai resti imponenti del Castello, già documentato nel milleduecento.
Qui nacque, e crebbe, una leggiadra ragazza, che a questo paese ha dato celebrità.



Non mi sono documentato sul suo modo di vivere, su quanto tempo dimorò qui, ma la immagino sortire dalla dimora avita, percorrere porticati e carrugi, entrare a volte nella Chiesa di San Bartolomeo.



Traversare il torrente Neva, sovrastato ancor oggi dall'ardito ponte medievale.
 Incrociò mai, quella ragazza, gli sguardi intensi e segretamente innamorati dei giovanotti del volgo?
Lei che era destinata, però, in sposa,  non ad uno di loro, ma ad un marito di alto lignaggio.
Perché era la figlia del Marchese!


Volano gli anni, impercettibili e veloci. Più di quaranta ne sono passati, da quando sono entrato nel Duomo di Lucca, ed ho ammirato il monumento funebre della sposa di Paolo Guinigi, Signore della città, morta nel dare alla luce la figlia secondogenita.
Sono rimasto senza parole, quel giorno, di fronte alla bellezza, alla grandezza artistica di questa stupenda opera di Jacopo della Quercia. E mi sono commosso per quel cagnolino scolpito, simbolo di fedeltà eterna.


Solo pochi giorni fa ho visitato Zuccarello, dove Lei nacque e percorse la sua prima tappa di vita.


Lei che era Ilaria del Carretto (1379 - 1405), destinata ad imperitura memoria.

lunedì 1 settembre 2014

Paesi...

Alcuni piccoli borghi che ho visitato in un anomalo mese d'agosto.



Gurro (VB), paese appartato e apparentemente irraggiungibile, se non con una strada tortuosa della Valle Cannobina. Si è progressivamente spopolato negli anni, ma ha mantenuto intatto il fascino di antico paese immerso nel verde. Borgo discreto e sereno.
Un grazie speciale agli amici Ernestina e Silvano che  ( v.foto sopra) sono stati miei compagni di viaggio a Gurro. 



Molina, frazione di Fumane (VR), in Valpolicella. Neppure la pioggia battente mi ha vietato di ammirare lo spettacolo del Parco delle Cascate.



A Breme (PV), in Lomellina, l'Abbazia , costruita a partire dall'anno 929, vanta una imperdibile Cripta, una delle più belle d'Italia. Luogo che vale una visita.




A Broc, in Svizzera, mi accoglie la fabbrica del cioccolato Cailler, e il piccolo interessante Museo che conduce alla scoperta della plurisecolare storia di questa prelibatezza.



Poco distante, il borgo di Gruyeres è dominato dalla mole massiccia e imponente del Castello, che veglia sulla patria del prelibatissimo formaggio.



sabato 9 agosto 2014

Crescentino: a casa del muratore che spostò un campanile.

Ammiro l'imponente Torre Civica, che si slancia in altezza oltre i trenta metri e sento, in sottofondo,il bisticciare fitto di una coppia attempata. Entro nella Chiesa dell'Assunta mentre due giovani sposi pronunziano il fatidico sì.
Per ogni speranza che diventa delusione, una nuova illusione diviene certezza.



E' lungo, ma bello, da percorrere a piedi il tratto di strada racchiuso fra alberi che porta fino al Santuario della Madonna del Palazzo.



Cerco subito la lapide che ricorda un evento temerario, ma riuscito. Leggo l'iscrizione tutta d'un fiato.Nel 1776, durante i lavori di restauro e di ampliamento, un muratore riuscì a spostare un campanile divenuto d'ingombro per la nuova costruzione. Risolse così il grave problema che occupava il rettore del Santuario.
Il compito più ingrato ed esaltante toccò al figlio dell'artigiano, che visionò dalla vetta del campanile l'intera ardita impresa.



Morì povero, quell'uomo d'ingegno, ma il suo nome , nonostante il decorso dei secoli, è custodito, indelebile, in una nicchia della Storia.
E, con lui, questo borgo dove la Dora Baltea, ultimato un lungo percorso, confluisce nel Po.
Il borgo di Crescentino Serra ( 1734- 1804), muratore.

Nel web e sui libri di scuola di una volta i particolari di questa pagina di storia.

domenica 13 luglio 2014

Omegna, dove la Nigoglia scorre all'insù!




Avevo portato a casa "una buona pagella" (molti decenni fa questo aveva un valore), tanto da convincere mio padre a premiarmi con una gita.

Erano tempi in cui le distanze, anche brevi, apparivano  indefinite e interminabili come Oceani.

La meta fu la città più popolosa  affacciata  sul Lago d'Orta : Omegna.
Il borgo della antica Collegiata di Sant'Ambrogio e dei fantasmagorici spettacoli pirotecnici delle feste di San Vito.


La voglia di conoscere ci diresse verso una particolarità che, credo, ha pochi eguali in Italia. Dal lembo estremo  del Lago si diparte la Nigoglia, il corso d'acqua citato dal grande scrittore omegnese Gianni Rodari.
Nel suo percorso di due soli chilometri, prima di confluire nello Strona, questo torrente scorre in direzione Nord, verso i monti, infrangendo una regola non scritta della Natura.

Sarà stata soprattutto una illusione ottica, ma sgranai gli occhi per lo stupore, nel vedere l'acqua che "saliva", anziché declinare a valle.



Un ricordo ed uno stupore che mi hanno riaccompagnato qualche giorno fa, ora come allora.

La biografia di Stefano Terra, uno scrittore dimenticato.

Tra i doni ricevuti lo scorso Natale,uno, inatteso, mi è risultato particolarmente gradito :una biografia di Stefano Terra, l'autore di "La fortezza del Kalimegdan", "Alessandra", "La generazione che non perdona", "Le porte di ferro", e tante altre opere che ho letto con grande entusiasmo e interesse, anche se oggi sono sostanzialmente dimenticate, come dimenticato è il loro autore.
L'autore, inoltre,  di stupende poesie, edite in libri oggi, credo, introvabili.
Un "avventuriero timido", che vide scemare, una dopo l'altra, le speranze che aveva coltivato mentre le illusioni si trasformavano in delusioni.

Massimo Novelli ripercorre una ad una le tappe della vita di Giulio Tavernari, cioè a dire Stefano Terra, l'uomo, il rivoluzionario a modo suo, il giornalista, lo scrittore. Lo fa con perfetta e completa documentazione, affetto, interesse storico verso un'epoca e verso uno dei suoi protagonisti letterari.
Un libro da leggere.



Massimo Novelli, "La grande armata dei dispersi e visionari.Vita dello scrittore Stefano Terra".
 Ediesse, Roma, 2013.

giovedì 15 maggio 2014

Armeno, il paese che mi sembrava in capo al mondo.

Cresceva gracile, Costantino: aveva  dovuto superare tanti intoppi per venire al mondo.
Per questo godeva di grandi attenzioni!
A fine maggio mia nonna Seta partiva con me dalla Stazione dei treni in mezzo alla campagna .
Si cambiava subito a Borgomanero e si scendeva a Legro, frazione di Orta San Giulio.
Qui ci attendeva il nostro parente, con il cavallo ed il carretto. Se, durante il percorso, il quadrupede faceva i suoi bisogni, occorreva scendere a raccogliere in un secchio le brelle, concime prezioso per l'orto.
Il viaggio terminava ad Armeno, sulle prime pendici della Montagna.

Mi divertivo, in quelle giornate.Al mattino seguivo il padrone di casa a cercare funghi nei boschi sotto il Mottarone. Al pomeriggio una vicina mi prendeva per mano e mi accompagnava ad una siepe di ribes maturi. Me ne facevo sempre una scorpacciata.
E quante corse in un prato disseminato di ranuncoli gialli come il sole!

Armeno era un paese bello e tranquillo, e l'aria che scendeva dal Mottarone un ricostituente per me.
Quando il cielo metteva il broncio, guardavo per ore all'insù, dove le nubi disegnavano autentiche meraviglie d'arte. C'era tanta premura per quel bambino minuscolo e, quando si tornava a casa, mi dispiaceva.
Quella vacanza comportava un viaggio di molte ore, e quella meta mi sembrava,  allora,  in capo al mondo. Non mi pare vero, adesso che ci arrivo in macchina in qualche decina di minuti.




Lo so per certo,perchè, alcuni giorni fa, sono andato a rivedere la Chiesa dell'Assunta, del XII secolo, impreziosita dal dipinto di Fermo Stella da Caravaggio e dagli affreschi del Quattrocento.
Con una rarità assoluta: l'affresco della Trinità tricefala ( tre teste su un unico corpo).
Questa particolare raffigurazione venne condannata da Vescovi, Concilii, Papi e fu grattata via in gran fretta dai muri di tutte le chiese.
Ma qui è rimasta indenne nei secoli.  

venerdì 25 aprile 2014

Nonantola, in Emilia

La mia  giornata "turistica" inizia a Modena, tra il Duomo, la Ghirlandina , la Piazza Grande, con una visita allo stupendo Palazzo Comunale, al cospetto dei dipinti di Niccolò dell'Abate e della "Secchia rapita" celebrata nei versi del Tassoni.
 
 
 
Eccomi poi a Nonantola, di fronte all'Abbazia che reca ancora le ferite del recente terremoto.
Sgrano gli occhi per lo stupore, nella Cripta, e cerco , con la fantasia, tra le sessantaquattro colonne,  il suo fondatore Anselmo, prima duca del Friuli e poi abate benedettino.
Lo immagino attorniato da tanti monaci, ora indaffarati nelle mansioni quotidiane, ora assorti nel colloquio con l'Altissimo.

Lo ritrovo nelle sale del Museo, vegliare, con l' ideale conforto di Carlo Magno e di Matilde di Canossa, sulle pergamene e sugli altri preziosi tesori qui racchiusi.

Mi congedo con un impercettibile cenno, con l'amarezza di lasciare un luogo di santità e di storia.

 
 



Non mi nego una sosta a Sorbara, paese celeberrimo per il lambrusco e l'aceto balsamico.
E per la Battaglia del 2 luglio 1084, che vide la sconfitta di Enrico IV di Franconia.

venerdì 14 marzo 2014

Novanta anni fa

Il dottor Brau (Bravo) arrivava in calesse, col suo elegante vestito di velluto che indossava tutto l'anno, qualunque fosse la stagione. Soccorreva ricchi e poveracci.
Raramente saliva nella camera dell'ammalato, lo ascoltava dal cortile e, ripartendo, gridava la sua solita ricetta : "Dag de l'oli!", dagli dell'olio, di ricino o di fegato di merluzzo che fosse.
Quella mattina di febbraio però, visitò accuratamente Gaudenzio (il mio futuro papà) e pronunciò un responso che lasciava pochissimo scampo.  Era la scarlattina, una malattia allora quasi sempre mortale.
Non c'era un rimedio, bisognava aspettare la fine della quarantena.
Mia nonna curò il figlio a modo suo, prima di tutto col vino bianco, molto zuccherino, della collina dei Dinuni.
Si recò poi da una vicina, la Ngiulina, che generosamente aprì uno per volta i cassetti di un armadio, dove l'uva, in una sorta di sotto vuoto "ante litteram", si conservava fino a primavera inoltrata.
Gli altri anni l'uva  veniva venduta al mercato il venerdì di Pasqua, ma quella volta serviva a sostentare quel bimbo molto malato.

Strani rimedi, oggi sarebbero una pazzia, ma,  in quei tempi di povertà, funzionarono.
Passati sessanta giorni, Gaudenzio fu dichiarato guarito. Il ragazzone di cento e passa chili che era, ne pesava sì e no trenta, ma il morbo era vinto.

Non ho mai conosciuto quel dottore, troppi decenni  hanno separato il calpestio dei nostri passi...

Ho incontrato spesso, invece, da bambino, la Ngiulina, la vecchietta che tornava a casa con il cesto  colmo di "patasciola", la cicoria selvatica con cui nutriva le sue galline.
Si fermava a parlare, e mi lodava sempre perché, ancora bambino, facevo già i discorsi dei grandi.
Non mi fece mai cenno di questa storia. Però se il ragazzo Gaudenzio non fosse campato, grazie anche alla sua uva, molti anni dopo "quel" bimbo Costantino mai sarebbe venuto al mondo.


Piantando le barbatelle
china su carta di Giada Ottone

venerdì 7 febbraio 2014

Il principe di Masserano

Quel pomeriggio tornai a casa da scuola con la pertosse ( che noi chiamavamo "tosse asinina").
Non perse tempo mio padre,ed il mattino dopo mi portò con la vecchia giardinetta ad Oropa, e mi fece salire sulla funivia  per il laghetto del Monte Mucrone.
Sarà stato un prodigio della Madonnina Nera del Santuario, o forse semplicemente  lo sbalzo di altitudine, ma tornai a casa guarito.
 
 

Durante il tragitto in macchina io, che avevo imparato da poco a leggere , mi divertivo a decifrare le  rare indicazioni stradali ai margini della statale.
Una mi incuriosì : segnalava la direzione per Masserano.
"Qui un tempo viveva un Principe" si affrettò a dirmi il mio papà. Ma, di più neppure lui sapeva.
Sufficiente, però, per immaginare e sognare.
Molti decenni dopo, nel 2002, ho visitato questo paese della provincia di Biella, in occasione della mostra "I tesori di Masserano". allestita proprio nel Palazzo dei Principi.
 


 L'occasione giusta per ammirare, sia pure solo esternamente , la vetusta Chiesa di San Teonesto, edificata nei secoli X e XI.
Senza negarmi la ventura di percorrere, incuriosito, le viuzze del Borgo Antico,.fino alla sua Piazzetta.

 
Fu allora che venni a sapere che quel Principe non somigliava a quello Azzurro delle fiabe, se è vero che, nel 1624, venne cacciato e ridotto alla fuga dalla popolazione che non ne poteva più dei suoi soprusi. 

martedì 4 febbraio 2014

"A misura duomo" su Fuga di Stanze

Vi segnalo, sul blog "Fuga di Stanze", di Red  ( che non conosco personalmente , ma che scrive straordinariamente bene di arte, musica,letteratura e cultura) un post intitolato  "A misura duomo".
Il duomo è quello di Parma.
Nella prima parte del post, viene riportato un mio commento ad altro scritto, in cui scrivo, con la
consueta improvvisazione , delle impressioni di chi, venendo da un paese, va a visitare la Città.
Partendo da qui è Red a sviluppare alcuni temi ed approfondimenti che mi hanno colpito.
Se gradite passare a vedere, cliccate su "Fuga di Stanze" sul mio elenco blog  che seguo,qui di fianco e, se volete, lasciate direttamente sul blog di Red un vostro gradito commento.
Costantino.

giovedì 16 gennaio 2014

Rango, in Trentino

Pochi mesi dopo la laurea, partii per il Trentino a fare il servizio militare.
A casa c'era molta apprensione , data la mia scarsa attitudine alla disciplina e la mia innata diffidenza per ogni tipo di armi.
Fu,nella realtà, un periodo splendido, vegliato dal Duomo dello storico Concilio Ecumenico e dalla possenza del Castello del Buonconsiglio.
Addolcito da panorami esaltanti, piatti di canederli e strangolapreti, gelati al mirtillo di una gelateria del Centro, bicchieri di vino  Nosiola.
Anche se non  potrò mai dimenticare il drammatico terremoto del Friuli, dolorosamente avvertito anche a Trento.
E  ogni occasione è propizia per tornare con gioia e con nostalgia in questa Regione.Quest'anno ho riscoperto la Vallata delle gole del Sarca, il fiume che , confluito nel lago di Garda, si concede il vezzo, uscendone, di cambiare il suo nome in Mincio.





Rango è piccola frazione di Bleggio Superiore, nella comunità delle Giudicarie.
A dicembre il paese si riveste dell'incanto dell'atmosfera di Natale. I suoi mercatini invadono le vie, le corti, gli androni, i portici, le vecchie abitazioni  abbracciate l'una con l'altra.



Suggestioni natalizie anche ad Arco, la città distesa attorno alla Collegiata dell'Assunta, edificata a partire dal 1613 sui resti di una chiesa romanica, e vegliata dalla imponente struttura del Castello medievale.



Arrivederci, amico Trentino!