lunedì 17 agosto 2015

Metà consigli e metà soldi.






Quella sera, mio padre mi chiese di accompagnarlo: " Domani mattina portano Luisin, il mio coscritto, al Sanatorio. Andiamo a salutarlo, da vivo non tornerà più".
Traversammo i prati ed una roggia, entrammo a casa sua dalla porta di dietro.
Dentro, c'era Luisin, con accanto la moglie ed i figli, ed un po' di gente e di parenti.
Tutti davano consigli a quest'uomo rassegnato e sconfitto. Come fare per tirare grandi i figli, accudire le mucche, irrigare i prati, campare pagando le tasse. Quelle, in effetti, già allora c'erano.


Ad un certo punto lui non ne potè più e, col poco fiato che aveva ancora, urlò :"Ragazzi, metà consigli e metà soldi!".  Perché i consigli, senza il danaro per realizzarli, non servivano a niente.
Tutti se ne andarono, perché non c'era più nulla da fare e da dire.




Parecchi anni dopo, contro tutte le previsioni, Luisin ritornò a casa.  Sosteneva di essere guarito, ma era  solo l'ombra dell'uomo forte e vigoroso di prima.
Stava tutto il giorno seduto all'ingresso della stalla e malediceva quella guerra che gli aveva distrutto i polmoni. Alla sera aiutava a mungere le mucche e, poi, cenava con una scodella di cavulca, latte macchiato con qualche goccia di vino.
Fece in tempo a vedere i figli crescere, trovare lavoro, sposarsi.
Ma gli anni fuggono via veloci come il vento, e, quando la campana della chiesetta di San Pietro suonò, tutti capirono  che era per lui.

Mio padre

Di quella classe 1913 decimata dalla guerra, dalle malattie, dalle fatiche del lavoro nei campi, restò soltanto più mio padre.

Fino al due di settembre del millenovecentoottantacinque .