lunedì 17 dicembre 2012

Buon Natale, Buone Feste a tutti voi

Adesso che, almeno qui nel Novarese, è arrivata la prima neve, è più facile ed immediato vivere l'atmosfera del Natale che si avvicina.
Questo è un blog che si accontenta di parlare di piccoli ricordi e brevi viaggi, con parole semplici e senza grandi pretese.
Per questo  i miei auguri sono molto semplici e molto sentiti : Buon Natale e  Buon Anno a tutti Voi amici  che passate di qui.


Costantino


Airone nella neve
(fotografia di Giada)

giovedì 29 novembre 2012

Un mio post su "La casa yemenita"

Amiche ed amici bloggers, vi invito, se vi fa piacere,a visitare il blog collettivo "La casa yemenita", dove ho appena pubblicato un mio post.
Non tragga in inganno il titolo (" Mi sia consentito il dire" ). Si tratta di un piccolo acquerello, scritto anzichè dipinto, di un tempo solo apparentemente lontano.
E del ricordo di una persona che mi ha aiutato a diventare grande.
Giorno per giorno.

Attendo i vostri commenti direttamente su La casa yemenita.

Per accedere al post cliccate QUI.

martedì 6 novembre 2012

Dove il Cervino tocca il cielo con un dito


Da Tasch,con il treno navetta, si perviene in pochi minuti a Zermatt.
Da qui, in funicolare, è un attimo arrivare al Sunnega Paradise (2288 metri slm), luogo d'incanto e di fiaba.
Posto migliore non c'è per scrutare, ammirati, il Cervino,montagna unica per forma e per fascino. 



Questa foto l'ho scattata a Zermatt durante la celeberrima Parata di Ferragosto, paradigma fedele della Svizzera di ieri e di oggi.
Al termine della sfilata, passano i pompieri con l'equipaggiamento di una volta.
E, tra l'ilarità generale, innaffiano gioiosamente, con le pompe in dotazione, la gente che assiste alla Parata dai balconi e dalle finestre.

sabato 6 ottobre 2012

Quasi in vetta al Mottarone...




Il Mottarone (metri 1492 slm),è stazione di villeggiatura estiva e sciistica invernale. Dalla sommità si scorgono sei laghi: Comabbio, Maggiore, Mergozzo, Monate, Orta, Varese.
Quasi  in  vetta al Mottarone, un Monumento "speciale" ricorda i due campioni di ciclismo di Borgomanero. C'ero anch'io, quel giorno, tra gli invitati, all'inaugurazione.


Pasqualino Fornara fu il degno vincitore, fra l'altro, di ben quattro edizioni del Giro di Svizzera e  di un Tour di Romandia. Indossò spesso la maglia rosa al Giro d'Italia.
Studente di quarta ginnasio, andai ad intervistarlo per "Ciao", il giornalino della classe. Mi accolse con grande cordialità, rispondendo puntualmente alle domande che gli rivolgevo, mentre sua moglie, gentilissima, mi preparava uno squisito thè coi biscotti.
Per me, un ricordo che mi accompagna ancora  oggi..


Domenico Piemontesi, il "Ciclone", fu terzo ai primi mondiali di ciclismo, nel  '27 ad Adenau, dietro Binda e Girardengo, davanti a Belloni, in un trionfo epico per i colori italiani.
Tantissime vittorie, fra cui un Giro di Lombardia e dodici tappe al Giro d'Italia  (con un secondo posto finale e tanti giorni in maglia rosa).
Se vi capita di sentire, o di pronunciare la frase "O la va o la spacca", sappiate che quel motto lo coniò lui, riferito alla bicicletta che voleva molto leggera rispetto alla possente corporatura.
Non incline al compromesso, fu persona di grande generosità.

Ma, per il bimbetto Costantino, era, semplicemente, l'affettuosissimo zio "Nini".

giovedì 13 settembre 2012

"La generazione che non perdona", di Stefano Terra

Quando, nel novembre 2010, diedi vita, con la preziosa collaborazione "tecnica" di Giada, a questo mio piccolo spazio/blog, non ebbi dubbi sul primo post , che fu "Stefano Terra, La fortezza del Kalimegdan",
un tentativo di commento del libro bellissimo di uno scrittore piuttosto dimenticato, ingiustamente.

"La generazione che non perdona" è il resoconto, attraverso la narrazione di un attentato antifascista, di una generazione nata a cavallo della prima guerra mondiale ed inevitabilmente proiettata (e condizionata) verso il secondo, terribile conflitto.
Non senza un accenno preciso, al graduale venir meno, ritrovata la pace, di quegli ideali che avevano accompagnato l'autore  per tutta la gioventù.

Stefano Terra, "avventuriero timido", fu  grande corrispondente dai Balcani e dal Medio Oriente.
"Liquidavo - dice di sè -ogni giorno la mia vita con un pezzo telefonato agli stenografi".

Il volume che ho io è del 1979, edito nei tascabili Bompiani, al costo, allora, di 2000 lire. 171 pagine.
E' scritto in piccolo, ed è più complesso de "La fortezza del Kalimegdan" e di "Alessandra", ma, se lo trovate in questa o altra edizione, leggetelo, ne vale decisamente la pena.

mercoledì 15 agosto 2012

Madonna della Neve

 
 Ciclo di affreschi
 Madonna della Neve - Cureggio

Quante chiesette dedicate alla Madonna della Neve sono disseminate in Italia?
Inutile chiedere quale sia la più bella, per ognuno è quella del proprio paese.

  
Ciclo di affreschi
Madonna della Neve - Cureggio

Alla " Madonna della Neve", si recò la  mia nonna "Seta" a pregare, nel '35, quando suo figlio Costantino, mio zio, partì per l'Abissinia a fare il camionista.
E, l'anno dopo, a piangere disperata, appena  seppe che non sarebbe mai più tornato.
Venne ancora qui, nel '40, quando l'altro figlio Gaudenzio, mio padre, fu mandato in guerra sul fronte francese.
E a ringraziare quando, almeno lui, fece ritorno a casa sano e salvo.   

Madonna della Neve - Cureggio

Ed il gracile Costantino, negli anni '50, a maggio di ogni anno, andava nel bosco lungo il Sizzone a raccogliere in un mazzetto mughetti e "grantamasc" per deporlo poi accanto alla piccola lapide che ricordava quel suo zio che si chiamava come lui ma non aveva mai potuto conoscere.

Attorno, nei campi, ciascuno coltivava il suo spicchio di terreno.


Chiesa della Madonna della Neve, Cureggio, frazione Marzalesco.
Edificata probabilmente nella prima metà del sec.XI, più volte, anche pesantemente, rimaneggiata.
All'interno, affreschi del '500, restaurati negli anni 1996/99 (v. Giada Ottone, Restauri e simboli di religiosità popolare" in "Storia religiosa di Cureggio nei secoli e aspetti di religiosità cureggese nel secondo novecento",  AA.VV. Novara, 2007)




giovedì 9 agosto 2012

Grazie Tiziano!



Mi è arrivato il magnifico dono di Tiziano, uno stupendo acquerello, in occasione del compleanno del suo blog.
Rinnovo il mio ringraziamento a Tiziano, e la mia ammirazione per la sua arte!
Ed invito tutti a visitare il  suo blog

giovedì 5 luglio 2012

Finalmente in Sicilia!


Sull'argomento ha scritto un libro avvincente il grande Tiziano Terzani: "Un indovino mi disse".
La mia storia è un po' simile: da bambino, una veggente, alla quale mi ero rifiutato di dare l'unica monetina che avevo, mi intimò: "Non salire mai in aeroplano prima di aver compiuto sessant'anni!".
Per scaramanzia non ho mai viaggiato in aereo, ma ora, passata l'età, eccomi partire da Malpensa ed atterrare dolcemente, sano e salvo, a Catania Fontanarossa.

Catania

Catania, il Duomo

Il centro Etneo, con il Duomo barocco, la statua dell'Elefantino, il Teatro Bellini ed il monumento al grande musicista, conquista il mio interesse e la mia innata curiosità.

Acitrezza (CT)

Ad Acitrezza, i Faraglioni dominano un mare d'incanto che incombe limpido e ammantato di tante sfumature di azzurro.

A Villa Fortuna (Acitrezza) con Francesca


Nella Villa Fortuna, incontro la splendida e gentilissima Francesca che espone le stupende creazioni ammirate sul suo blog Nonsolocreazioni
Prima di partire Francesca mi consegna un regalo per Giada (che ha gradito moltissimo), un piccolo grande capolavoro frutto della sua abilità e della sua fantasia.


Castiglione di Sicilia (CT)
Castello di Lauria

A Castiglione di Sicilia mi conquista l'imponente scenario del Castello di Lauria.

 Ingresso del Castello

Qui si svolge la premiazione del concorso "Pensieri in Versi" organizzato dall'Accademia Internazionale "Il Convivio".


A me l'onore di ritirare il prestigioso premio vinto da Giada per la sezione "Arti Figurative".


Poco distante non passa inosservata la bellezza barocca della Basilica della Madonna Catena.
 Le Gole dell'Alcantara
Motta Camastra (ME)

Un'ultima emozione: raggiungo in bicicletta le Gole dell'Alcantara, geniale opera di quella insuperata artista che è la Natura.
Uno spettacolo così bello, un'emozione così possente, da valere la pena di affrontare sulla via del ritorno, col caldo del primo giorno di luglio, più di dieci chilometri di impegnativa salita.

mercoledì 13 giugno 2012

Marzabotto, il grido silenzioso della Memoria


Sull'Appennino bolognese, Marzabotto ha grande interesse storico-archeologico.Una vasta area racchiude i resti di una città etrusca ed il Museo , meta di studenti e di ogni altro viandante.

.

Il Sacrario è la testimonianza indelebile della strage perpetrata dalle truppe naziste tra il 29 settembre ed il 5 ottobre 1944, terribile crimine di guerra.
Ho udito, nel silenzio di una mattinata grigia e piovosa, il grido dei tanti bambini uccisi.
Bimbi cui era stata tolto il diritto di crescere. coltivare affetti, realizzare sogni colorati come la primavera.
Ho udito il grido, ma di più la preghiera, del prete di allora, trovato ucciso sepolto nella neve.
Colpendo la testa, gli aguzzini miravano ad eliminare  la ragione, l'intelligenza umana, la capacità di giudizio, l'anelito di libertà.
Ho udito distintamente l'urlo silenzioso di tanta gente, che ora riposa qui.
Ma ho percepito anche, chiaramente, la scansione silenziosa di parole nobili di perdono e di fiducia che non debba succedere, tutto questo, mai più.
Anche se non è facile, nè tantomeno obbligatorio pronunciare la parola perdono di fronte alla ferocia di un crimine sul quale la storia non può, nè deve, nutrire dubbi.

mercoledì 23 maggio 2012

Il giocatore di calcio balilla


Ciascuno ha il dono di un'attitudine, di un talento. Lui sapeva giocare divinamente bene a calcio balilla.
Taciturno e timido, si trasformava nella competizione divenendo aggressivo, loquace, impertinente.
Incomparabile con la mediana, valido attaccante, sacrificava molte sere ed interi giorni di festa degli anni più belli in epiche partite, interminabili tornei di paese.
Vinceva sempre.
Il suo compagno di difesa era l'opposto, non si scomponeva mai. Si limitava ad esclamare "gioco, partita, incontro" ogni volta che vincevano.
Una frase mutuata da un noto telecronista di tennis degli anni sessanta.
Ero bravino anch'io, in qualche rara partita al bar o all'oratorio, le nostre sfide finivano sempre in parità:  quando uno era avanti nel punteggio, aspettava l'altro, per amicizia.
Vincitore di coppe, medaglie, trofei, targhe, lo vidi ad un ultimo torneo all'aperto, nel viale alberato della scuola  il 16 agosto del '76.
Ci ero andato con lo stesso spirito di chi si siede su una panca della stazione  a scrutare se scende dal treno una persona che non si vede da tanto tempo. Lui comunque arrivò. Giocò senza il suo difensore, ammalatosi di un male inguaribile, la malinconia.
Finì al secondo posto, vinse la coppa messa in palio dal distributore di benzina del paese.
Non  per la  bravura di  una volta, ma soltanto perchè gli avversari si erano distratti a guardare il volto della ragazza che giocava insieme a lui.
Qualcosa era cambiato. 

lunedì 14 maggio 2012

Giada premiata a Novara


Mia figlia Giada ha vinto il primo premio della giuria popolare al concorso "Novara art prize 2012".
Un grazie da parte sua ai visitatori della mostra ed ai visitatori "on line" che hanno votato per lei.

lunedì 30 aprile 2012

Il sapore "dolce" di Gorgonzola

Non è luogo turistico per eccellenza.
Qui non si fermano la domenica pullman di vocianti pensionati in gita, ai quali mi sento affine se non altro per anagrafe.
Però, chi vi  giunge  non può non ammirare lo scorrere lemme delle acque del Naviglio della Martesana.
Soffermarsi qualche momento nella Parrocchiale dei Santi Gervasio e Protasio  e, a fianco, dare uno sguardo ai bei dipinti di Domenico Pozzi nel Mausoleo Serbelloni.
Senza dimenticare l'antico Santuario della Madonna dell'Aiuto.


Tipico di Gorgonzola è lo stracchino, il formaggio anticamente prodotto col latte delle mucche stanche (da qui il nome), perchè arrivate, nel tardo autunno, dalle valli bergamasche.

Materia del contendere è se il gorgonzola sia nato qui, oppure a Novara.
Da novarese dovrei propendere per quest'ultima tesi, ma, abitando nel lembo nord della provincia, mi dichiaro poco interessato alla questione. Mi limito a ricordare, con grande affetto, quanto piacesse questo delizioso formaggio ad alcune persone a me particolarmente care.

Si arriva comodamente in questa località, in metropolitana, partendo da Milano.

domenica 22 aprile 2012

Novara art prize 2012


Con questa opera mia figlia GIADA OTTONE partecipa
alla mostra-concorso "Novara art prize 2012".
I visitatori della mostra hanno la possibilità di votare i loro artisti preferiti, sia presso la sede espositiva, sia online tramite e-mail.
 
www.lariseria.it
[votazione chiusa in data 30 aprile]

venerdì 20 aprile 2012

Ricevuto da Lufantasygioie


Non è una meraviglia?
L'ho ricevuto da LU, che ringrazio moltissimo, e l'ho subito dato a mia figlia che lo ha trovato stupendo!
Grazie!!!

martedì 3 aprile 2012

La partita di calcio e la maestà dei platani

Quando i miei zii si trasferirono nell'appartamento nuovo, fui tra i primi ad essere invitato.
Una domenica mattina arrivai con la mia bicicletta.Salii,per la prima volta in vita mia, in ascensore e, a mezzogiorno in punto, suonai il campanello.
Lei aveva preparato la pastasciutta ed il dolce. Lui era tornato apposta alle undici per cucinare lo stufato. Il vino era quello, un po' aspro, di mio padre. Rifiutai soltanto la frutta, perchè non volevo far vedere a nessuno, neppure a loro che mi volevano bene, di non essere capace, di campagna com'ero, a sbucciarla con forchetta e coltello.
Alle due e mezza, la sorpresa: il loro balcone si affacciava proprio sullo stadio di calcio. Fu così che, da quella postazione, seguii, per diversi anni, le partite. Con qualunque tempo, in ogni stagione, vidi sfide emozionanti, bel gioco, reti spettacolari, attacchi e difese, fra applausi e contestazioni.

Tra il balcone e lo stadio si frapponevano tre maestosi alberi di platano. Da aprile, lo spuntare vigoroso del fogliame  mi toglieva la visuale di una parte del campo di gioco.
Anzichè indispettirmi, lo consideravo il giusto scotto per me che non pagavo, nè potevo, il biglietto. Imparai così ad interpretare quello spicchio nascosto di partita dalle grida della gente e dai fischi dell'arbitro.

Con più fascino ed un pizzico di mistero.

E' tanto che lo stadio è stato spostato in periferia, e la mia squadra non la seguo più.
Però "quelle"  piante, imperterrite, sono ancora lì.

martedì 6 marzo 2012

Massa, Carrara, Colonnata su "La casa yemenita"

Ho pubblicato un mio post sul  blog de "La casa yemenita".
Mi farebbe piacere se vorrete leggerlo e lasciarVi un commento.
Per poter accedere cliccate  QUI

giovedì 16 febbraio 2012

Vento

Abituato a volgermi indietro con l'ostinazione e la curiosità del bimbo Costantino, come dimenticare una persona buona e d'ingegno, che ha calpestato allora sentieri adiacenti ai miei?
Era stato un trovatello, fatto accudire ad una famiglia per essere "tirato grande", nel dopoguerra del primo conflitto. Gli avevano assegnato per cognome, come usava, quello di un fenomeno atmosferico.
Lui fu "Vento".
Fin da piccolo  laborioso e mite, chi lo allevò decise di affigliarlo, di farlo rimanere.
Negli anni cinquanta, riconobbi in lui un uomo, a modo suo, nobile,  che lavorava nei campi ma era anche un inventore geniale.
Tra le tante idee sviluppate, qualcuno gli attribuiva una realizzazione molto utile. Un gabinetto portatile, con le "spanogge", fatto con le melicacce del granoturco, da caricare in spalla e piazzare nel campo, per utilizzarlo al bisogno, tutelando la riservatezza del momento.
Se così fosse, Vento avrebbe creato la privacy quarant'anni prima di ciascun altro...

Ma il fulcro dei suoi esperimenti era volto a realizzare il "moto perpetuo".
E siccome mio papà diceva che lui era un genio, peccato non avesse potuto studiare, imparai ad osservare con discrezione i suoi tentativi ingenui, ma di grande intelligenza.


Vento cercò per tutta la vita sua madre, nell'unico modo che poteva, andando in chiesa, in solitudine, ad accendere una candela e a pregare.
Consapevole che, l'ultimo giorno, il suo desiderio sarebbe stato esaudito.  

lunedì 16 gennaio 2012

Con mio padre in Val d'Aosta

Settembre del 1963, quanto tempo è passato.
Consultato l'Atlante Geografico, mio padre stabilì che ci saremmo avventurati alla scoperta della Valle d'Aosta.
Una grande fatica per la vecchia, esausta, giardinetta belvedere, e per chi doveva guidarla.
Però il traffico era poco, bastava andare piano.

Bard, il forte ristrutturato, foto di ottobre 2011


Subito dopo Biella, sulla strada della Serra, nel segnalare una svolta, la "freccia" si ruppe e  restò in mano al guidatore.
La diligenza del buon padre di famiglia avrebbe imposto di fermarsi. Ma mio papà aveva fatto la guerra, non aveva più paura di niente e, soprattutto, non ci voleva deludere.
Decise spavaldamente di proseguire, segnalando "a braccio" le svolte, a finestrino aperto. Mentre lo stavamo promuovendo sul campo ad impavido eroe, trovammo un meccanico che installò una freccia di seconda mano e ci permise di andare avanti in sicurezza.

A Bard, alzando lo sguardo, scorgemmo il maestoso Forte.
Tornando poi sui nostri passi, ammirata a Pont St Martin quella stupenda gemma che è  il Ponte Romano, ci dirigemmo all'insù, lungo la Valle del Lys, fino a Gressoney.
Una breve passeggiata a piedi e poi un sontuoso pic-nic in riva al fiume, con tutto quello che ci eravamo portati.
E di corsa verso casa: bisognava tornare in tempo per accudire le mucche!


Con mio padre a Cogne, settembre 1974

Nella discesa, una sosta a Issime. Mentre mio padre schiacciava un pisolino, ne approfittai per ammirare l'affresco del "Giudizio Universale" sulla facciata della Chiesa, un'opera d'arte meravigliosa ed inaspettata.
Difficile da dimenticare, una giornata così.

Tornammo poi tante volte nella Valle, a Fenis, a Cogne, a Courmayeur, a Champoluc ed in molti altri paesi...
La giardinetta venne sostituita da una Austin A40, ugualmente esausta, ma più comoda. Scoprimmo castelli fatati, torrenti impetuosi, vigneti sospesi su speroni di roccia, prati in fiore, pascoli a volte imbiancati dalla prima neve. Le vette vicine del Rosa, del Cervino, del Monte Bianco.

Fino agli anni ottanta, quando a guidare, da tempo, ero io.