giovedì 15 maggio 2014

Armeno, il paese che mi sembrava in capo al mondo.

Cresceva gracile, Costantino: aveva  dovuto superare tanti intoppi per venire al mondo.
Per questo godeva di grandi attenzioni!
A fine maggio mia nonna Seta partiva con me dalla Stazione dei treni in mezzo alla campagna .
Si cambiava subito a Borgomanero e si scendeva a Legro, frazione di Orta San Giulio.
Qui ci attendeva il nostro parente, con il cavallo ed il carretto. Se, durante il percorso, il quadrupede faceva i suoi bisogni, occorreva scendere a raccogliere in un secchio le brelle, concime prezioso per l'orto.
Il viaggio terminava ad Armeno, sulle prime pendici della Montagna.

Mi divertivo, in quelle giornate.Al mattino seguivo il padrone di casa a cercare funghi nei boschi sotto il Mottarone. Al pomeriggio una vicina mi prendeva per mano e mi accompagnava ad una siepe di ribes maturi. Me ne facevo sempre una scorpacciata.
E quante corse in un prato disseminato di ranuncoli gialli come il sole!

Armeno era un paese bello e tranquillo, e l'aria che scendeva dal Mottarone un ricostituente per me.
Quando il cielo metteva il broncio, guardavo per ore all'insù, dove le nubi disegnavano autentiche meraviglie d'arte. C'era tanta premura per quel bambino minuscolo e, quando si tornava a casa, mi dispiaceva.
Quella vacanza comportava un viaggio di molte ore, e quella meta mi sembrava,  allora,  in capo al mondo. Non mi pare vero, adesso che ci arrivo in macchina in qualche decina di minuti.




Lo so per certo,perchè, alcuni giorni fa, sono andato a rivedere la Chiesa dell'Assunta, del XII secolo, impreziosita dal dipinto di Fermo Stella da Caravaggio e dagli affreschi del Quattrocento.
Con una rarità assoluta: l'affresco della Trinità tricefala ( tre teste su un unico corpo).
Questa particolare raffigurazione venne condannata da Vescovi, Concilii, Papi e fu grattata via in gran fretta dai muri di tutte le chiese.
Ma qui è rimasta indenne nei secoli.