Questo post è parte del Calendario dell'Avvento ideato da Sciarada del blog Anima Mundi.
Anticipava, mio padre, di qualche giorno, le nevicate che, di lì a poco, sarebbero giunte copiose. Partiva al mattino presto, quando era ancora notte, con il carro trainato dalle due mucche, la Vispa e la Doma. Percorreva la statale, che già si chiamava così ma non era neppure asfaltata.
Il tragitto era di chilometri, la meta era il bosco della Torba, in comune di Romagnano Sesia. Qui il freddo pungente non impediva il lavoro, duro e ininterrotto.
Poco per volta, il carro veniva caricato con strame, paglierina, foglie ingiallite, da utilizzare prima come letto delle mucche, dopo come prezioso letame. Poi, fascine di rami secchi, il tronco di un albero divelto dal tempo, rami di ginestra da trasformare in rustiche scope.
Nella sporta, che all'andata conteneva pane, salame, una fetta di gorgonzola ed una bottiglia di vino della Baraggetta, il mio papà riponeva le ultime castagne rimaste nel bosco, prunoli ammezziti dal gelo, qualche funghetto rosso che si era nascosto tra il fogliame. Ed ancora un fiorellino superstite dalla bella stagione, tante nocciole selvatiche scampate alla fame degli scoiattoli.
Il ritorno avveniva quando faceva già buio. Tanto, allora, di automobili non ne circolava nemmeno una. Se le mucche non ce la facevano più, si metteva lui davanti, a trainare loro ed il carro. Con la forza disperata di chi doveva tirar grande il proprio bimbo senza "fargli mancare niente".
E' soltanto, la mia, una semplice storia che si conserva da decenni tra le betulle, le querce di Slavonia, le acque dello Strego. La diffonde in questa stagione il vento frizzante che annuncia l'arrivo di un ennesimo inverno.
La finestra di domani verrà aperta da Elettra del blog Ad Maiora.
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