giovedì 6 luglio 2017

Nonna Sèta



Quel sabato, di prima mattina, mia nonna mi mandò a chiamare.
"Stammi vicino" mi disse, "sento che questo è il mio ultimo giorno".

Qualche ora dopo arrivò il dottore e, dopo averla visitata, potè solo  dichiarare: "E' una candela che si va spegnendo. Le ho fatto una iniezione, per un po' starà bene. Tornerò stasera alle dieci; se la reazione sarà stata positiva le prescriverò altre medicine...".

Durante il giorno vennero molte persone: i parenti, i vicini, gli amici. Nonna Sèta, nel suo letto, sorrideva a tutti. Diceva di essere contenta perché, a breve, avrebbe finalmente raggiunto quel suo figlio ucciso nel '36 in Abissinia, e gli sarebbe stata accanto per ogni attimo dell'Eterno.

Alle sei del pomeriggio bevve un po' di caffelatte, poi si assopì.
Quando, a tarda sera, il medico tornò puntuale, non poté che sederle accanto, tenerle la mano, e, prima di mezzanotte, chiudere le palpebre di quel volto intonato, fino all'ultimo istante, al sorriso.

In quell'ostile mese di marzo del novecentoottanta.




..."Mais je demande en vain quelques moments encore,
Le temps m'echappe et fuit;
Je dis a cette nuit: sois plus lente; et l'aurore
va dissiper la nuit"....
( A. de Lamartine)