martedì 22 agosto 2017

La prima volta che sono stato a Varese

Arrivò a casa nostra il mugnaio del paese, che aveva esteso la sua attività a svariati commerci. Invitò mio padre Gaudenzio ad una fiera di pollame, pulcini, mangimi e tanto altro ancora, che si sarebbe svolta a Varese la domenica seguente.
Mio papà declinò l'invito: doveva accudire le mucche ed i suini, irrigare il prato e, tutto sommato, preferiva dedicare il pomeriggio della festa alla partita di briscola all'Osteria del Fiura.
La mia nonna Sèta intervenne subito: "Verrà Costantino!". Ed all'obiezione  "Ma ha solo cinque anni!", rispose con prontezza: "Però sa già leggere e scrivere!" Una affermazione esaustiva, che non ammetteva discussioni.




Partimmo la domenica mattina, stipati in cinque sulla grande auto che negli altri giorni era adibita al trasporto della farina e dei sacchi di concime.
Quando arrivammo al ponte di Sesto Calende, fu la prima volta che lasciai il Piemonte per la Lombardia.
Ci fu una sosta in un'osteria, non mi ricordo bene se a Daverio o ad Azzate. Per gli altri un bianchino, per me una veneziana.


Arrivati a destinazione, mi facevo largo tra la folla dei visitatori per fare incetta di "gadgets" e soprattutto di capline, i preziosi copricapo di paglia che riparavano dal sole quando si lavorara nei campi.


A mezzogiorno, fummo solerti nell'avviarci verso il ristorante, sopra la città, verso il Sacro Monte.
C'erano i "buoni pasto" per tutti noi, forniti da una azienda di mangimi.
Scoprii così cibi di cui nemmeno immaginavo l' esistenza: il prosciutto crudo, il vitello tonnato, le lasagne, ed un dolce buonissimo fatto con le mele.

Impaziente di tornare a casa, per raccontare a mia nonna tutto quello che avevo visto.