mercoledì 10 giugno 2015

Una vita racchiusa in un soffio di vento.


 (foto di Roberto)

Ci era vissuto, in quella casa diroccata, il Barcaiolo, che traghettava, per il compenso di qualche soldo, merci  masserizie e persone da una riva all'altra del torrente dalle acque allora impetuose.


Nel dopoguerra l'aveva abitata il  Much  (Monco), che sembrava avere un braccio solo. La sua scelta fu avveduta. Quell'edificio male in arnese era di tanti proprietari diversi, alcuni emigrati in Francia o in Argentina. Impossibile che si trovassero tutti d'accordo per cacciarlo via!

Indossava quasi sempre una tonaca, avuta in regalo da un qualche prete che si era mosso a pietà.
Indumento ideale per nascondere quell'arto che doveva apparire mancante. Ogni tanto, però, trovava  lavoro da manovale , ed allora spuntava, d'incanto, anche quell'altro braccio. Ma solo fino ad opera ultimata.



Si allontanava spesso per mesi. Quando tornava , passavamo la sera a spiarlo. Se ne accorgeva subito, ma, nonostante il brutto carattere, ci lasciava stare perché eravamo soltanto ragazzi. ( "In matai" = sono bambini !).

Un giorno svanì. Sospinto forse da un soffio di vento verso orizzonti infiniti.

Una vita inutile, che quasi più nessuno ricorda?
E' possibile. Però anche quest'anno quella "sua" robinia è fiorita soltanto per lui.

(foto di Giada)

(foto di Roberto)

(foto di Roberto)