venerdì 8 novembre 2013

All' Università

Millenovecentosettanta.
Da poco erano finiti i Mondiali di calcio in Messico, quelli di Mazzola e Rivera.
Dovevo iscrivermi all'Università.
Mio padre era perplesso, ma Michè, il contadino molto vecchio e  quindi molto saggio, lo tranquillizzò : "Secondo me Costantino farà una fatica santa a trovare l'ingresso della Scuola, abituato com'è a praticare soltanto le rogge dei prati ed i sentieri del bosco lungo il Sizzone. Ma, una volta varcato il portone giusto, il più sarà stato fatto".
E così fu. Un vero incubo per quel ragazzino col vestito della festa trovare la retta via, poco più di cento metri, che separava Piazza Duomo da Via Festa del Perdono.
Il resto fu più agevole.

Mio padre tornò a fare il vivaista di barbatelle, ma  una volta mi volle accompagnare perchè desiderava  vedere il Duomo.

Quando mi laureai, glielo dissi solo  la sera dopo. Mi diede una pacca sulla spalla e mi regalò una bicicletta con il cambio e la moltiplica. Con un sospiro di rimpianto, per le ottantamila lire che gli era costata.

Quasi non ci accorgemmo che, in quei pochi anni, il mondo era cambiato.

 Io con il cappello della Facoltà di Giurisprudenza