Altri tempi, si viveva in maniera più semplice, tante comodità, in campagna, non esistevano.
D'estate, quando l'afa diventava opprimente, ma si era costretti lo stesso a lavorare la terra anche col sole a picco, se si aveva sete c'era soltanto l'acqua del pozzo.
Un refrigerio era la fontana di San Martino, una fontanella in mezzo al bosco da cui sgorgava acqua fresca, leggerissima, dissetante.
Noi ragazzini ci arrivavamo in bicicletta e, dopo avere placato la nostra arsura, riempivamo qualche bottiglia per gli adulti che stavano lavorando.
Tanti anni dopo, la fontana di San Martino c'è ancora, la sua battaglia per sopravvivere l'ha vinta.
Lo scenario è, però, profondamente mutato.
Non c'è più il sito rustico, selvatico, poetico, vagamente melanconico di allora; attorno non più il bosco fiorito di crochi, anemoni e bucaneve, ma nelle vicinanze case, industrie, l'autostrada.
E una scalinata, bella e tenuta bene in ordine, che conduce alla piccola sorgente.
Una parte di poesia il progresso l'ha fagocitata ma, ancora, parecchia gente va fin lì per cercare, e forse ritrovare, tra realtà e immaginazione, il sito ameno di una volta.